"Si annulla la distanza tra il dentro e il fuori.
Non c'è interiorità, emerge l'eseteriorità pura che, in quanto tale, non può che ripiegarsi su se stessa e lasciar trasparire lo spazio di un privato annullato.
L'occhio che vede compare nel riflesso, si lascia solo immaginare così come si lascia immaginare la vita aldilà delle finestre.
Cucine, bagni, camere da letto, non ne sappiamo nulla, se non l'alternarsi di spazi aperti e chiusi.
Potremmo sentire sussurri, voci e grida, ma vediamo solo silenzio, piatto, bidimensionale, stagliato contro un cielo grigio.
E il limite tra il nostro privato, il nostro esterno, e l'esterno e il privato di chi ci sta di fronte viene qui travalicato, o meglio trasgredito.
é in atto qui il gioco della trasgressione.
La trasgressione opera una glorificazione di ciò che esclude; il limite apre violentemente sull'illimitato. In questo movimento di pura violenza, verso che cosa la trasgressione si scatena, se non verso ciò che l'incatena, verso il limite e verso ciò che vi si trova rinchiuso?
La trasgressione non è violenza in un mondo diviso, nè trionfo sui limiti che essa distrugge : nel cuore stesso del limite essa prende la smisurata misura della distanza che si apre dentro al limite stesso e disegna il tratto folgorante che la fa essere: il riflesso.
Il voyerismo di chi spia fa tutt'uno col diventare vetrina di chi è spiato. Soggetto e oggetto si confondono, trapassano l'uno nell'altro dando forma a un corpo indistinto.
....Nè dentro nè fuori, nè guardato nè guardante, ma solo ...Riflesso."
Carla Troilo